LESBICA CERCA BOYS - parte 1 - Salerno Trasgressiva

LESBICA CERCA BOYS - parte 1 - Salerno Trasgressiva

Ciao a tutti. Ho letto la storia "Lesbica per necessità", ho trovato qualche analogia ed ho deciso di scrivere anch'io. Non c'è un vero perchè, forse ho solo bisogno di sfogarmi e di condividere i miei dubbi con altre donne omosessuali. Del resto, sto navigando su "piccoletrasgressioni.com" perchè cerco dei boys, dei ragazzi dei gigolò con cui verificare, senza coinvolgimento emotivo e nella più assoluta privacy, se sono lesbica o bisex. Come è ovvio, userò dei nomi di fantasia, ma i fatti sono veri. Mi chiamo Elisa, ho 45 anni, faccio l'avvocato civilista e sono (oppure ero?) lesbica. Quella notte, la mia amante aveva esagerato. Ero ancora distesa sul letto, sfinita dopo una sequenza di orgasmi ripetuti ed intensi. Gli occhi della mia mente continuavano a replicare le immagini di Rossana, grassa ed androgina, penetrarmi senza sosta con una specie di mutanda dotata di cazzo vibrante. Prima in vagina, poi nell'ano, e poi ancora in vagina. Il mio fisico esile e femminile non era abituato ad essere montato in quel modo, ne' da peni artificiali, ne' tantomeno da maschi con cazzo incorporato. Fino a quel giorno, avevo sempre goduto con parsimonia, attraverso leccate, masturbazioni e sesso orale che mai mi avevano fatto perdere il controllo. Stavolta invece, avevo goduto come una vacca e mi domandavo se un membro umano fatto di carne, testicoli e liquido seminale caldo, potesse farmi rivivere quelle emozioni. Rossana, più vecchia ed esperta, capiva di aver fatto un errore ad interpretare il ruolo di maschio in modo così realistico. Con la mutanda fallica mi aveva fatta stravenire ma, proprio per questo, ora temeva di perdermi a vantaggio degli uomini Anche se ho già 45 anni, non ero mai stata con un uomo non ne avevo mai baciato uno e non ero mai stata scopata da un cazzo vero. Lesbica da sempre e femminista convinta, col tempo avevo ammorbidito le mie posizioni, ma l'ambiente in cui vivevo ed il lavoro che facevo (avvocato civilista CIGL in difesa delle donne maltrattate, presidente dell'associazione Telefono Rosa provinciale ed esponente di spicco del Partito Democratico) non mi consentivano di allontanarmi e provare nuove esperienze. Eppure ero ancora carina, snella, simpatica e, anche se non avevo mai avuto un fidanzato, nessuno parlava di una mia presunta omosessualità. Stavamo insieme da tanti anni e le volevo bene. Eppure, per gli etero, Rossana era l'esatto contrario: brutta, grassa, antipatica e, malgrado l'apparente convivenza col marito e la presenza di una figlia che ormai viveva stabilmente in Olanda, i pettegolezzi sui suoi appetiti sessuali si sprecavano. I più maligni la chiamavano Rossana Luxuria ed io cominciavo a vergognarmi della nostra frequentazione. Nel settembre 2015, ho assistito in tribunale una donna che accusava il marito di violenza sessuale e percosse. Si trattava di diritto penale ma, per una come me, era una passeggiata sul velluto, una causa vinta in partenza. Eppure, durante la prima udienza e le successive, non riuscivo a fare a meno di notare il marito di lei. Era provato e depresso, ma aveva un bell'aspetto. Rispondeva con puntiglio cercando di scagionarsi e di segnalare l'evidente disagio psichico della moglie, trascurato dal medico di base e dai parenti. Invece di accusarla, la proteggeva e ripeteva che lei aveva bisogno di aiuto e che tutte le sue menzogne erano frutto di una patologia mai curata. Apriti cielo! Lei sbraitava, l'avvocato di lui era un fantasma ed il giudice pensava solo a cosa sarebbe successo se anche la sua, di moglie, l'avesse sputtanato in quella maniera. Lei sì che aveva tutte le ragioni per farlo, ma quel poveretto... Comunque, il magistrato aveva già deciso: mors sua vita mea, ovvero... cazzi suoi!!! La seconda udienza, un mese dopo, sarebbe stata soltanto una formalità: condanna del marito e vittoria della moglie. Stare lì a sbattersi per leggere le sue memorie difensive o approfondire la questione, avrebbe affaticato troppo i 25 (ripeto 25) neuroni del suo cervellino. Meno male che erano una coppia giovane ed ancora senza figli. Come già accaduto altre volte, io mi sentivo in colpa, percepivo che la mia cliente mentiva su diverse cose. Stavolta però, in più, anche senza ammetterlo a me stessa, ero affascinata da quell'uomo così bello e così sfigato. Colpa della mutanda fallica? Non so, però fregandomene della prassi, l'ho contattato per un colloquio informativo. Se l'avesse saputo Rossana... come minimo mi avrebbe strappato il clitoride! Ci siamo incontrati un tardo pomeriggio nel mio ufficio. Pur sapendo che ero pagata per fargli la guerra, lui sperava di poter raccontare la sua versione dei fatti, salvaguardando il matrimonio, se stesso e la moglie. Quanto sono ingenui gli uomini! CONTINUA

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